top of page
Progetto senza titolo-33.png

Danneggiato il monumento a Matteotti, divelte e fatte a pezzi le targhe in marmo. Gualtieri: «Atto vigliacco e inaccettabile»

  • Immagine del redattore: Camilla Palladino
    Camilla Palladino
  • 21 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

È accaduto nella notte tra domenica 20 e lunedì 21 luglio, a poche decine di metri dal punto in cui il deputato socialista fu rapito il 10 giugno del 1924 dai sicari fascisti che lo assassinarono poco dopo

matteotti
I carabinieri indagano sui danni al monumento a Matteotti

Chi ha distrutto le lapidi dedicate a Giacomo Matteotti sul lungotevere Arnaldo da Brescia ha agito con una violenza che pare deliberata. È accaduto nella notte tra domenica 20 e lunedì 21 luglio, a poche decine di metri dal punto in cui il deputato socialista fu rapito il 10 giugno del 1924 dai sicari fascisti che lo assassinarono poco dopo. Alcune targhe commemorative in marmo, collocate sul marciapiede davanti al monumento, sono state brutalmente divelte e fatte a pezzi. Due di esse sono state scagliate sul selciato, infrante, lasciando segni evidenti della volontà distruttiva. Un’azione che ha scatenato reazioni immediate e trasversali da parte del mondo politico, istituzionale e culturale, mentre le indagini sono già in corso.


I carabinieri della stazione Flaminia sono intervenuti in mattinata per i rilievi e hanno avviato le verifiche, anche attraverso l’analisi delle immagini delle videocamere di sorveglianza nella zona, nel tentativo di identificare i responsabili del gesto. Al momento non sono stati forniti dettagli sulle ipotesi investigative, ma si esclude un danneggiamento accidentale: troppo evidenti i segni di uno sfregio intenzionale. Sul caso lavora anche la sovrintendenza capitolina, incaricata dal Comune di valutare i danni e predisporre gli interventi di restauro.


La reazione di Gualtieri e Rocca

La risposta istituzionale, sia da destra che da sinistra, non si è fatta attendere. A partire dalle istituzioni locali. Il sindaco Roberto Gualtieri ha definito l’episodio «vigliacco e inaccettabile», annunciando che le targhe saranno «presto ripristinate» e che «chi ha compiuto questo gesto sarà assicurato alla giustizia». A esprimere sdegno anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che ha parlato di un «atto vile e insensato», auspicando «piena chiarezza e individuazione dei responsabili».


Il mazzo di rose deposto dal Pd davanti al monumento a Matteotti

Nel primo pomeriggio una delegazione del Pd si è recata davanti al monumento per deporre un mazzo di rose rosse. Tra loro la segretaria nazionale Elly Schlein, il capogruppo alla Camera Francesco Boccia, la vice della Camera Anna Ascani, i parlamentari Matteo Orfini e Cecilia D’Elia e la deputata e capogruppo Pd alla Camera Chiara Braga. Schlein ha parlato di «un atto grave e inaccettabile» e ha sottolineato che «chi ha sfregiato la memoria di Matteotti ha voluto colpire un simbolo della nostra Repubblica democratica». Ha poi aggiunto: «Ci auguriamo che le autorità individuino presto i colpevoli. L’Italia non dimentica i suoi martiri».


Il silenzio di Meloni

Dura la condanna anche dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, che ha ricordato come Matteotti avesse «denunciato i brogli del fascismo da quello stesso scranno parlamentare il 30 maggio del 1924». «Chi colpisce la memoria di Matteotti – ha detto – colpisce i valori fondanti della nostra Repubblica». Ferma la presa di posizione anche del presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha parlato di «un gesto inaccettabile contro chi ha difeso i principi della democrazia e del pluralismo politico». Ma su un punto la polemica si è accesa: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha rilasciato alcuna dichiarazione sullo sfregio, nonostante le numerose richieste giunte da più parti affinché si esprimesse pubblicamente.


A sollecitare un pronunciamento della premier è stato Riccardo Magi, deputato di +Europa: «Chiediamo alla presidente Meloni di rompere il silenzio. Di fronte a questo gesto vile, la condanna delle istituzioni deve essere unanime». Sulla stessa linea anche Nicola Zingaretti, europarlamentare del Pd, che ha parlato di un «gesto vigliacco che oltraggia la Repubblica» e dell’esigenza di «una reazione collettiva e chiara». Il senatore Francesco Verducci (Pd) ha chiesto il «ripristino immediato» della lapide, definendo quanto accaduto «un atto vile contro la Repubblica».


«Una vigliaccata fascista»

Toni duri da Azione, con il leader Carlo Calenda che ha parlato di «una vigliaccata fascista» e annunciato un presidio davanti al monumento. Con lui si sono espressi anche Alessio D’Amato, Flavia De Gregorio e Antonio De Santis, che hanno chiesto «più controlli sui monumenti e sui simboli della memoria repubblicana». Il capogruppo di Azione, Matteo Richetti, ha definito il gesto «grave e preoccupante» e ha invitato a «individuare immediatamente i responsabili».


Sdegno da Forza Italia. La vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ha dichiarato: «Un atto vile e ignobile. La memoria di chi ha dato la vita per la libertà merita rispetto e tutela». Il ministro degli Esteri e leader di FI Antonio Tajani ha parlato di «gesto grave e offensivo per chi è morto per la libertà di tutti». Paolo Emilio Russo ha ribadito: «Chi offende la memoria di Matteotti offende l’Italia libera». La senatrice Stefania Craxi ha commentato: «È un pugno nello stomaco. Questo gesto oltraggia i valori di libertà e solidarietà della nostra democrazia».


Molto dura anche la reazione dell’Anpi di Roma, che ha parlato di «un gesto codardo, probabilmente squadrista» e ha espresso «fiducia nelle indagini in corso». «Matteotti è un simbolo che continua a turbare certa destra estrema – ha scritto l’associazione – ma la memoria storica non si cancella con una martellata». Il circolo culturale Saragat-Matteotti ha definito l’atto «squadrista e premeditato», denunciando l’assenza di protezione del sito: «Servono recinzioni, videosorveglianza, illuminazione adeguata e una cerimonia di riposizionamento delle lapidi già a settembre».


Le parole dei nipoti

Non sono mancati commenti anche dal mondo familiare. I nipoti di Matteotti, testimoni custodi della sua eredità, hanno espresso «dolore e indignazione» per il gesto. Hanno ricordato che proprio in quei luoghi il deputato fu rapito, per poi essere ucciso: «Quel monumento rappresenta non solo il ricordo del nostro parente, ma l’intera memoria della lotta antifascista». Anche loro hanno fatto notare il silenzio della premier Meloni. Nel frattempo, il Campidoglio ha già attivato la sovrintendenza capitolina, come confermato dall’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio: «Abbiamo incaricato immediatamente i tecnici di valutare i danni e predisporre l’intervento di ripristino».



bottom of page