Pietro Genovese sconta la pena ai servizi sociali per la morte di Gaia e Camilla
- Redazione La Capitale

- 18 ago
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Il Tribunale di Sorveglianza ha disposto tre anni e mezzo di affidamento in prova: il 25enne lavorerà in due onlus a Roma

Pietro Genovese, condannato per l’investimento mortale di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli a Corso Francia nel dicembre 2019, sconterà il residuo della pena ai servizi sociali. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha infatti disposto l’affidamento in prova per tre anni e mezzo: il giovane lavorerà presso due associazioni, una impegnata nella prevenzione del bullismo e l’altra fondata dal capitano Ultimo, che sostiene persone in difficoltà.
La vicenda giudiziaria
Il 25enne, figlio del regista Paolo Genovese, era stato condannato in primo grado a otto anni e successivamente a cinque anni e quattro mesi in Appello. Dopo circa un anno e mezzo trascorso ai domiciliari e alcuni mesi di obbligo di dimora, il residuo della pena è sceso sotto i quattro anni, condizione che ha reso possibile la misura alternativa. Il procuratore generale aveva dato parere favorevole alla richiesta avanzata dai legali, ritenendo idoneo il percorso di reinserimento sociale.
Le prescrizioni
Genovese dovrà rispettare regole precise: partecipare alle attività delle due onlus, osservare l’obbligo di dimora a Roma e rimanere in casa la sera. I servizi sociali redigeranno relazioni periodiche sul rispetto delle prescrizioni e, in caso di violazioni, il tribunale potrà revocare l’affidamento. Qualora completasse con successo il programma, la pena sarà dichiarata estinta.











