top of page
Progetto senza titolo-33.png

Val Cannuta verso la chiusura: 130 famiglie ancora senza casa, l'allarme dell'Unione Inquilini

  • Immagine del redattore: Anita Armenise
    Anita Armenise
  • 21 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 22 lug

L’Unione Inquilini lancia l’allarme: «La chiusura del Caat non è un piano di inclusione, è uno sgombero sociale». Il Comune accelera, le famiglie restano senza certezze

ree

Dall’assessore alle Politiche abitative Andrea Tobia Zevi e dal sindaco Roberto Gualtieri ancora nessuna direttiva, ma la realtà bussa alla porta delle 130 famiglie che ancora abitano nel Centro di Assistenza Alloggiativa Temporanea (Caat) di Val Cannuta, alla periferia ovest della Capitale. La prossima settimana, sei di questi nuclei – alcuni con persone disabili – subiranno sgomberi forzati. Infatti l’intera struttura dovrà essere liberata secondo il piano del Campidoglio.


Un epilogo annunciato che l’Unione Inquilini denuncia con forza: «Questa non è inclusione. È uno sgombero mascherato da transizione. Il Comune gioca con la vita delle persone».


Proposte alloggiative arrivate «tardi»

Nessun confronto, nessun dialogo preventivo. «Non c’è stato alcun tavolo di concertazione con le rappresentanze sindacali – denuncia l’Unione Inquilini – né una valutazione seria delle fragilità presenti nella struttura. Si procede all’improvviso, senza garanzie, senza trasparenza».


Dal 2015 al novembre 2024, la cooperativa «Ambiente e Lavoro» ha ricevuto proroghe continue e oltre 400mila euro l’anno solo per servizi di portierato e assistenza sociale. A questi si sommano i 3 milioni di euro annui pagati dal comune per l’affitto dello stabile, 257 euro al metro quadro per un edificio fatiscente, privo di manutenzione, con ascensori fuori uso da anni.


Dal 1° dicembre scorso, la nuova cooperativa vincitrice del bando non si è mai insediata: il residence è senza gestione, senza portierato e senza sorveglianza. Una situazione che ha acuito le criticità: guasti mai riparati, presenza di persone con disabilità intrappolate ai piani alti, rischio di nuove occupazioni abusive.


Il ruolo dei Sassat

Uno degli strumenti usati per la transizione, il Sassat (Servizio di assistenza e sostegno socio abitativo temporaneo), è oggetto di critiche. L’Unione Inquilini lo definisce un meccanismo «provvisorio e inadeguato» per famiglie che da anni attendono una sistemazione definitiva.

La delibera di proroga del Sassat non è mai stata pubblicata. «Decine di famiglie restano sospese tra un modulo e l’altro – spiega il sindacato – con nessuna garanzia e senza che venga mantenuto il punteggio ERP maturato nelle graduatorie per l’edilizia pubblica».


Graduatorie ferme e criteri esclusivi

Molte delle famiglie di Val Cannuta, pur avendo diritto a un alloggio popolare, sono ancora senza informazioni chiare su quando e come verranno assegnate le case. Al centro della protesta c’è la richiesta di rivedere i criteri di assegnazione, specialmente per i casi di «doppia fragilità» (disoccupazione + minori, disabilità, problemi sanitari).


«Siamo di fronte a criteri troppo rigidi e scollegati dalla realtà sociale», afferma l’Unione Inquilini. E denuncia un paradosso burocratico: «Un minore viene considerato ‘fragilità’ solo se è anagraficamente a carico. Una famiglia con figli rischia di essere esclusa per un tecnicismo».


Il Comune accelera, ma manca il dialogo

L’assessore Zevi ha confermato l’intenzione di chiudere Val Cannuta entro l’estate 2025, definendo la struttura «uno scandalo trentennale». Tuttavia, dal Campidoglio non è arrivata alcuna risposta concreta alle richieste del sindacato. Il tavolo tecnico attualmente attivo è ritenuto «inutile» dalle organizzazioni sindacali: «Non ha poteri decisionali, non produce soluzioni», spiegano.

L’Unione Inquilini chiede quindi il ripristino di un tavolo politico vero, con capacità di intervento sui criteri di assegnazione, sulle fragilità sociali, sulla tempistica delle uscite.

bottom of page