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Satnam Singh, la famiglia in visita in Italia su invito della Cgil: «È stato trattato peggio di un animale»

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 17 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

La visita nei luoghi del lavoro e della morte del bracciante. Permessi a 22 lavoratori grazie alle denunce

famiglia di Satnam Singh
La famiglia di Satnam Singh (Agenzia Dire)

La famiglia di Satnam Singh è arrivata in Italia su invito della Cgil per visitare i luoghi in cui il bracciante indiano visse e perse la vita. La prima tappa è stata nella sede della Regione Lazio, l’ultima in Senato. In mezzo, l’incontro con i rappresentanti sindacali e il sopralluogo nei campi agricoli di Cisterna di Latina, dove Singh lavorava prima dell’incidente che lo portò alla morte.


Satnam Singh morì nel 2023 dopo un grave incidente sul lavoro: perse un braccio e venne abbandonato agonizzante davanti casa dai titolari dell’azienda agricola, oggi sotto processo per omissione di soccorso. La sua vicenda è diventata simbolo dello sfruttamento nei campi e del caporalato. La Cgil ha accompagnato in Italia il padre Gurmukh Singh, la madre Jasveer Kaur, i fratelli e altri familiari.


Il dolore dei familiari: «Trattato peggio di un animale»

L’accoglienza nella sede nazionale della Cgil è stata toccante. «Sono venuto dal Punjab per chiedere giustizia per mio figlio», ha dichiarato il padre, Gurmukh Singh. La madre ha aggiunto: «Ringrazio per questo viaggio che ci ha permesso di vedere i luoghi in cui viveva e lavorava Satnam. Vediamo che una parte di nostro figlio qui è ancora viva, così come è viva nella nostra memoria. Non ci devono più essere altri Satnam in Italia».


Rispondendo a chi chiedeva cosa direbbero all’imprenditore agricolo, i familiari hanno dichiarato, tramite interprete: «Non c’è niente da dire, perché non ha pensato che anche Satnam era una persona. Ha fatto con lui quello che noi non avremmo fatto neanche con un animale. Se lo avesse portato in ospedale, forse oggi sarebbe vivo, anche senza un braccio».


All'incontro era presente anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: «Ci sono resistenze profonde al cambiamento, il caporalato esiste e il governo in molti casi non ci ascolta - ha detto Landini -. Ma tutto questo non ci scoraggia, perché siamo dalla parte giusta e pensiamo che sia assolutamente importante che cresca nel Paese la cultura che rimette al centro le persone. Perché c'è una cultura dello sfruttamento, un sistema che va smantellato», ha sottolineato il segretario della Cgil. «Il processo di Satnam deve fare giustizia», ha affermato il leader della Cgil, manifestando l'impegno a trovare il modo per consentire alla famiglia di restare in Italia e seguire il processo.


Permessi speciali a 22 braccianti dopo le denunce

In seguito alla mobilitazione promossa dalla Flai Cgil dopo la morte di Singh, la procura di Latina ha rilasciato 22 permessi di soggiorno per motivi speciali a lavoratori che avevano denunciato lo sfruttamento. «La sua morte non è stata inutile, sta facendo prendere coraggio a tanti altri lavoratori», ha spiegato Giovanni Mininni, segretario della Flai Cgil. Ha ricordato che da controlli effettuati nei campi subito dopo la morte del bracciante, emerse un tasso di irregolarità pari al 65%.


Il sindacato ha presentato numerose denunce alle procure italiane, documentando un sistema di intermediari attivi tra il Punjab e l’Italia. «Organizzano l’arrivo dei lavoratori e li avviano a una catena di sfruttamento, spesso facendosi anche pagare per il viaggio», ha affermato Mininni.


Le tappe istituzionali: da Rocca al Senato

La famiglia Singh ha incontrato anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, i prefetti delle cinque province laziali, l’Inail e una delegazione parlamentare. È stata inoltre ascoltata dalla commissione d’inchiesta del Senato sulle condizioni del lavoro in Italia. Due giorni fa ha partecipato per la prima volta all’udienza del processo per la morte di Satnam, presso il tribunale di Latina.


«Iniziative come questa ci responsabilizzano - ha dichiarato il segretario della Cgil di Roma e Lazio, Natale Di Cola -. Mai più casi come quello di Satnam, la vita delle persone è importante». Secondo Di Cola, serve «cambiare il modello d’impresa e sensibilizzare la società. Il tema della sicurezza sul lavoro riguarda tutti: imprese, istituzioni e cittadini».

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