«Riaccendiamo l’Ambassade»: approda in Consiglio regionale l’ordine del giorno per salvare il cinema di Montagnola
- Anita Armenise
- 15 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Il documento, collegato alla proposta di legge regionale n. 171, chiede alla giunta di attivarsi per salvare l’edificio

È chiuso dal 2017 ed era l'unico cinema che serviva quattro quartieri, quello di Montagnola, Tor Marancia, Ardeatino e Roma 70. Il cinema Ambassade potrebbe tornare a vivere grazie a un ordine del giorno presentato oggi in Consiglio regionale del Lazio dal consigliere Claudio Marotta, di Sinistra Civica Ecologista. Il documento, collegato alla proposta di legge regionale n. 171, chiede alla giunta di attivarsi per salvare l’edificio, impedirne la speculazione e restituirlo alla città come spazio pubblico e culturale.
Cinema, Marotta: «Si apra un tavolo con i proprietari»
«L’Ambassade non è solo un cinema chiuso – ha detto Marotta – è una ferita aperta nella memoria urbana della città. È un luogo dove si può ancora immaginare un futuro diverso, fatto di cultura accessibile e cittadinanza attiva. Chiediamo alla Regione Lazio di stare dalla parte della comunità, e non degli speculatori».
L'Ambassade giace abbandonato in via Accademia degli Agiati e nonostante gli anni di silenzio e degrado, il comitato di Quartiere Montagnola ha raccolto, dal 28 febbraio, oltre 3mila firme per la sua riapertura come polo culturale multifunzionale, immaginando uno spazio in cui possano convivere cinema, aula studio, eventi culturali e incontri tra generazioni.
Cinema, l’ombra della speculazione
A minacciare questa visione condivisa è però la proposta di legge 171, attualmente in discussione, che – con l’obiettivo dichiarato di semplificare le procedure urbanistiche – potrebbe invece favorire la trasformazione definitiva di molte ex sale cinematografiche in centri commerciali o altre destinazioni a uso privato. Un rischio che, secondo Marotta, va scongiurato con decisione.
«Con l’ordine del giorno – spiega il consigliere – chiediamo alla Regione non solo di aprire un tavolo con i proprietari per bloccare le ipotesi speculative, ma anche di sostenere il progetto partecipato promosso dal basso e attivare percorsi di co-progettazione insieme a Roma Capitale e al Municipio VIII».










