Il report del progetto anti-bullismo: insegnanti più coinvolti, +17% nella conoscenza dei contesti familiari degli alunni
- Camilla Palladino
- 21 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 22 lug
Alla presentazione del report finale del progetto anti-bullismo erano presenti il sindaco Roberto Gualtieri, l’assessora capitolina alla Scuola Claudia Pratelli, la presidente della commissione Scuola Carla Fermariello, il consigliere e presidente della commissione Mobilità Giovanni Zannola, il presidente della Lega Dilettanti Giancarlo Abete e il professor Aldo Grauso dell’università Unitelma Sapienza

Studenti più consapevoli, insegnanti più empatici. Si possono riassumere così i risultati del progetto sperimentale di contrasto al bullismo e al cyberbullismo promosso dal Campidoglio, presentati nella mattinata di lunedì 21 luglio nella sala delle Bandiere di Palazzo Senatorio. L'iniziativa ha coinvolto oltre 300 alunni e 500 docenti di sette istituti comprensivi della città, è stata avviata nell’ambito del tavolo interistituzionale per la lotta al bullismo, ed è stata coordinata da un’équipe scientifica guidata dal professor Aldo Grauso dell’università Unitelma Sapienza, in collaborazione con il dipartimento Sociale della Lega nazionale dilettanti della Figc.
Alla presentazione del report finale del progetto anti-bullismo erano presenti il sindaco Roberto Gualtieri, l’assessora capitolina alla Scuola Claudia Pratelli, la presidente della commissione Scuola Carla Fermariello, il consigliere e presidente della commissione Mobilità Giovanni Zannola, il presidente della Lega Dilettanti Giancarlo Abete e lo stesso professor Grauso.
Migliora l'empatia dei docenti
Secondo i dati raccolti, il progetto ha avuto un impatto significativo sul benessere emotivo e relazionale di studenti e insegnanti. Gli insegnanti hanno registrato un netto miglioramento nella capacità di empatia, gestione delle emozioni e comunicazione con gli alunni. La percezione del loro ruolo è cambiata radicalmente: prima del progetto, solo il 10 per cento si sentiva amato dagli studenti. Dopo, la percentuale è salita all’80 per cento. Inoltre, il 78 per cento ha dichiarato di sentirsi molto più preparato nell’affrontare situazioni complesse in classe.
Il professor Grauso ha raccontato l’approccio innovativo adottato nel percorso: «Gli insegnanti non sono stati sostituiti da mental coach, ma hanno lavorato su semplici esercizi di alfabetizzazione emotiva. Uno dei più efficaci è stato il “cartellone del saluto”: ogni mattina, gli alunni potevano scegliere un gesto – un abbraccio, una stretta di mano, un balletto o una poesia – per esprimere il proprio stato d’animo. Un solo minuto per ciascun bambino, ma sufficiente a far capire all’insegnante come stava».
Il ruolo dello sport nell'educazione emotiva
Il coinvolgimento delle Associazioni sportive dilettantistiche (Asd), rese partecipi grazie alla Lega nazionale dilettanti, ha rappresentato una novità importante. «Le Asd – ha spiegato Grauso – non sono abituate a questo tipo di formazione, ma hanno partecipato con entusiasmo. È stato un lavoro condiviso tra municipi, comune e ministero». Una sinergia evidenziata anche da Abete: «Famiglia, scuola e sport sono i tre grandi presìdi educativi. Questo progetto aiuta i ragazzi a capire fin da piccoli i rischi legati a comportamenti sbagliati. Speriamo possa essere un modello da replicare nei comitati regionali».
Aumenta la consapevolezza emotiva degli studenti
Dal lato degli studenti, si è riscontrata una maggiore consapevolezza emotiva, una riduzione dei conflitti e una significativa evoluzione dei comportamenti. Il 63,6 per cento degli insegnanti ha segnalato un rafforzamento del senso di appartenenza alla classe e una maggiore coesione tra pari. Gli alunni hanno dimostrato comportamenti più rispettosi, relazioni più affettuose con i docenti e una partecipazione più attiva alla vita scolastica.
Gualtieri: «Quando le istituzioni collaborano, i risultati arrivano»
«Il bullismo e il cyberbullismo – ha affermato il sindaco Gualtieri – sono fenomeni diffusi e devastanti per i ragazzi più fragili. È nostro dovere occuparcene, andando oltre le infrastrutture: bisogna prenderci cura delle persone. Questo progetto dimostra che, quando le istituzioni collaborano, i risultati arrivano».
L’assessora Pratelli ha sottolineato la crescente sofferenza psicologica tra i giovani e la necessità di intervenire su due fronti: «Non solo sull’uso dei social, ma anche sull’educazione emotiva. Abbiamo voluto investire sugli educatori scolastici e sportivi, che sono figure centrali nella quotidianità dei ragazzi. I risultati dimostrano che è possibile migliorare le relazioni educative e creare ambienti scolastici più inclusivi e sereni».
Gli istituti coinvolti nel progetto anti-bullismo
Il progetto ha coinvolto sette istituti: l’Ic Pietro Terracina (XI municipio), l’Ic Guicciardini (I municipio), l’Ic viale Vega (X municipio), l’Ic via Ormea e Cornelia 73 (XIII municipio), l’Ic Artemisia Gentileschi (V municipio), l’Ic Giorgio Perlasca (IV municipio) e l’Ic via Maffi (XIV municipio). Le attività si sono estese anche alle Asd operanti nei medesimi territori, garantendo un’azione educativa integrata tra ambito scolastico e sportivo.
Più conoscenza dei contesti culturali e familiari degli alunni
Il report ha inoltre evidenziato come, grazie al progetto, gli insegnanti abbiano maturato una maggiore conoscenza dei contesti culturali e familiari degli alunni: alla domanda su quanto si sentissero consapevoli di questi aspetti, il dato è passato dal 60 per cento iniziale al 77 per cento finale.
Un’ulteriore riflessione arriva dal professor Grauso, che ha messo in guardia sulla mancanza di educazione emotiva strutturata nelle scuole italiane: «Spesso non c’è spazio nel monte ore dell’educazione civica per programmi dedicati all’alfabetizzazione emotiva, nonostante il crescente numero di accessi nei reparti di neuropsichiatria infantile. Serve un cambiamento strutturale».
I dati internazionali
Un’emergenza che trova riscontro anche nei dati internazionali: secondo uno studio pubblicato sul Journal of human development and capabilities, l’uso precoce degli smartphone – soprattutto prima dei 13 anni – è associato a un aumento di pensieri suicidi, disturbi del sonno, scarsa autostima e difficoltà relazionali. L’accesso precoce ai social media risulta essere uno dei principali fattori di rischio.
«Educare i ragazzi all’uso consapevole dei social – ha concluso Pratelli – è fondamentale. L’episodio degli insulti ricevuti dal figlio del calciatore Pedro per aver indossato un vestito da principessa ci ricorda quanto sia urgente un’educazione che unisca dimensione digitale ed emotiva. Non possiamo lasciare soli i nostri ragazzi in una realtà così complessa».










