Il movimento Bruciamo Tutto ha protestato a Roma per i pochi Centri Antiviolenza: «Ne mancano almeno 220 in Italia»
- Edoardo Iacolucci
- 13 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Le attiviste si sono presentate davanti al Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, esponendo striscioni e volantini

Striscioni e volantini davanti al Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nella mattina di oggi, il movimento transfemminista Bruciamo Tutto ha messo in atto un’azione di resistenza civile nonviolenta per denunciare la carenza dei centri antiviolenza (Cav) in Italia. Intorno alle 9, tre attiviste si sono presentate davanti il dipartimento di via della Stamperia e hanno protestato pacificamente.
Un’azione simbolica contro la carenza strutturale
Secondo quanto riportato dal movimento, la Digos era già presente sul posto e ha immediatamente identificato le attiviste e sequestrato i materiali informativi. Tra gli striscioni, uno riportava la scritta «Un Reddito per USCIRNE», slogan della campagna, e un altro recitava «Altri 220 centri antiviolenza per un Reddito di Libertà equo».
Durante il tentativo di esporre una mappa raffigurante la distribuzione dei Cav in Italia, le forze dell’ordine sono intervenute impedendo l’azione. Secondo le attiviste, la mappa non è mai stata completamente visibile al pubblico, poiché strappata prima di essere affissa. Alle ore 9:20, le manifestanti sono state rimosse, condotte in questura e denunciate.
Bruciamo Tutto: «Il Reddito di Libertà è inaccessibile per troppe persone»
Durante l’iniziativa, l’attivista Chloe ha spiegato le motivazioni dell’azione:
«Abbiamo deciso di portare al Dipartimento per gli Affari Regionali una mappa che mostri come il numero di centri antiviolenza presenti sul territorio italiano sia inferiore a quello stabilito dagli accordi della Convenzione di Istanbul. Per accedere al Reddito di Libertà bisogna passare da un centro antiviolenza, ma la presenza di questi ultimi sul territorio è molto iniqua. Questo preclude a tante persone l’accesso al contributo.»
Il problema: Cav insufficienti rispetto agli standard internazionali
Secondo la Convenzione di Istanbul, dovrebbe esserci un centro antiviolenza ogni 50.000 donne. Tuttavia, in Italia – dati aggiornati al 2023 – si registra un Cav ogni 76.923 donne.
Il movimento sottolinea che «solo 25 province italiane raggiungono lo standard minimo. 64 province, quasi il 60 per cento del totale, necessitano dell’apertura di almeno un nuovo centro e mancano all’appello almeno 220 centri antiviolenza su scala nazionale».
Questa disparità territoriale ostacola l’accesso equo al Reddito di Libertà, un sussidio previsto per le donne vittime di violenza domestica, che consiste in un contributo di 500 euro mensili per un massimo di 12 mesi.
Le richieste del movimento
Bruciamo Tutto chiede quindi un potenziamento del Reddito di Libertà, affinché sia accessibile realmente e uniformemente in tutto il territorio nazionale. L’obiettivo dichiarato è un “Reddito per uscire dalla violenza”, che garantisca autonomia economica alle persone che vogliono interrompere relazioni violente.
«Non ci fermeremo nemmeno di fronte alle conseguenze legali. Le istituzioni devono garantire l’accesso a strutture adeguate. Il nostro appello è rivolto a tutte le realtà transfemministe e queer che condividono questa battaglia», si legge nella nota ufficiale.
Cos'è il movimento Bruciamo Tutto
Il movimento Bruciamo Tutto si definisce transfemminista e di liberazione, nato per contrastare la violenza patriarcale sistemica e promuovere una trasformazione culturale profonda, che comprenda educazione, prevenzione e leggi più efficaci per la tutela delle vittime.










