Il Campidoglio ha rimosso i manifesti della Lega sul decreto Sicurezza
- Edoardo Iacolucci
- 28 lug
- Tempo di lettura: 3 min
I manifesti della Lega sul decreto Sicurezza (ora legge) aveva scatenato indignazione trasversale. Il partito guidato da Matteo Salvini reagisce duramente alla decisione dell’amministrazione

Nuovo capitolo nella polemica politica sulla campagna della Lega per il decreto Sicurezza, con i manifesti affissi a Roma e rimossi dal Campidoglio. I manifesti della Lega - come già scritto su queste pagine -, stigmatizzano dunque un problema, non solo romano ma nazionale, perché semplificano l’emergenza abitativa riducendola a una questione etnico-culturale e puramente di ordine pubblico. Colpevolizzano i più fragili, ignorano le cause strutturali (povertà, mancanza di case popolari) e alimentano paure, invece di proporre soluzioni reali.
Nonostante questo, il partito guidato da Matteo Salvini reagisce duramente alla decisione dell’amministrazione comunale e accusa:
«La scelta del Comune di Roma di vietare i manifesti della Lega sul Decreto Sicurezza è grave, inaccettabile e incostituzionale».
La Lega: «È censura, si viola la Costituzione»
Nel mirino del Carroccio, la motivazione con cui il Comune di Roma ha rimosso i manifesti: le immagini generate con intelligenza artificiale «È grave, inaccettabile e incostituzionale. Secondo il Campidoglio, i manifesti sono da censurare perché nelle immagini create artificialmente ci sarebbero “una persona di etnia rom” pizzicata a delinquere in metro e “una persona di colore, una di etnia rom e una persona “alternativa” nel manifesto sulle occupazioni abusive"».
Il partito di Salvini rilancia: «Sfidiamo il Campidoglio: pubblichi le statistiche sui furti in metro o delle occupazioni abusive». E preannuncia proteste: «La Lega solleverà la questione in tutte le sedi istituzionali ed è pronta a manifestare per difendere la libertà di espressione».
Immagini AI e sicurezza: la strategia comunicativa
Al centro della polemica, l’uso di immagini elaborate digitalmente per raffigurare episodi di criminalità urbana e occupazione di immobili. La Lega difende la propria strategia comunicativa: «L’alternativa alle immagini artificiali è la pubblicazione di immagini vere, pur consapevoli che il Pd, a Milano, era insorto invocando il divieto di filmare le borseggiatrici nella metro. Non c’è bavaglio che tenga: la Lega è ed era sempre al fianco delle vittime e delle Forze dell’Ordine».
Il Campidoglio controreplica: «Roma Città Aperta. Propaganda che alimenta odio»
A rispondere è Tobia Zevi, assessore capitolino alla Casa, che difende la scelta dell’amministrazione: «Accostare in modo selettivo - e per lo più su base etnica - immagini di cittadini e cittadine alla criminalità e all’abusivismo, come ha fatto la Lega, è un’operazione ignobile che alimenta stereotipi, paura e odio. A Roma non c’è spazio per questa propaganda».
Per Zevi, non si tratta affatto di censura: «Credo pienamente nella decisione di rimuoverli: non è censura, è rispetto delle regole, della Costituzione e della dignità umana. Il razzismo non è un’opinione legittima. E Roma è una città aperta, che ogni giorno, con impegno e non poca fatica, combatte le disuguaglianze seriamente, con politiche inclusive».
Sicurezza, propaganda e libertà di espressione
La vicenda continua ad alimentare tensioni tra Lega e amministrazione capitolina. Per la Lega, è un attacco alla libertà di espressione e un segnale pericoloso. Per il Campidoglio, si tratta invece di una necessaria difesa della coesione sociale e del rispetto dei diritti.
Intanto, i manifesti spariscono dai muri della Capitale, ma il confronto su sicurezza urbana, messaggi politici, libertà d’espressione e responsabilità comunicativa resta.











