I residenti di Val Cannuta di nuovo in protesta, sotto il dipartimento Politiche Abitative
- Edoardo Iacolucci
- 3 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Le famiglie chiedono garanzie sul futuro abitativo: «Basta promesse vuote». Il 7 luglio il nuovo sit-in

Torneranno a manifestare lunedì 7 luglio alle ore 9:30, in piazza Giovanni da Verrazzano, le famiglie che vivono nel complesso Caat di Val Cannuta, nella zona ovest della Capitale. A promuovere la mobilitazione è l’Unione Inquilini di Roma, che denuncia la «rottura definitiva del tavolo di trattativa» con il Comune e la mancanza di risposte concrete dopo mesi di promesse.
Le richieste delle famiglie di Val Cannuta: «Vogliamo rispetto»
Nel comunicato diffuso dai sindacati, si sottolinea che i precedenti incontri con l’amministrazione non hanno prodotto risultati tangibili. «I colloqui sono stati una pagliacciata», si legge. Le famiglie chiedono il passaggio “da casa a casa” per i nuclei più fragili, l’accesso diretto alle case popolari per chi ha diritto in graduatoria, un Sassat (il servizio comunale di assistenza abitativa temporanea) con una durata sufficiente all’assegnazione di un alloggio definitivo, un censimento completo degli occupanti per avere un quadro reale della situazione e soluzioni abitative stabili per tutti i soggetti non inseriti nei percorsi di accoglienza.
«Non si può scaricare sulle famiglie il peso di anni di inefficienze amministrative», attaccano i promotori, che chiedono una proroga di almeno un anno per evitare che decine di persone rimangano senza un tetto.
La posizione del Comune e le critiche dell’Unione Inquilini
Il Comune di Roma, in precedenti dichiarazioni, ha espresso l’intenzione di chiudere il Caat di Val Cannuta, evidenziando l’inadeguatezza delle strutture e la necessità di superare soluzioni temporanee non più sostenibili. Tuttavia, secondo l’Unione Inquilini, «il Comune non è stato in grado nemmeno di raccogliere le domande presentate dalle famiglie» e avrebbe addirittura chiesto ai sindacalisti di «verificare chi ha integrato la documentazione, ammettendo così il fallimento della propria macchina amministrativa».
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Una storia lunga decenni
Il Caat (Centro di assistenza alloggiativa temporanea) di Val Cannuta ha ospitato centinaia di famiglie negli ultimi trent’anni, ma è stato spesso criticato per le condizioni precarie. «Per decenni il Caat è stato pagato a un privato che ha incassato soldi pubblici senza fare alcuna manutenzione», accusano gli inquilini. Ora, temono un doppio danno: «prima il degrado, poi lo sgombero e infine l’abbandono».
In piazza, il 7 luglio: «Non siamo numeri»
«Le famiglie di Val Cannuta meritano rispetto», ribadiscono i manifestanti. «Non siamo numeri, siamo persone che da oltre 30 anni aspettano una casa popolare». Per questo lunedì torneranno in piazza, per chiedere al Comune risposte concrete e un piano credibile di ricollocazione abitativa










