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Gli avvocati romani hanno donato 100 ventilatori ai detenuti di Rebibbia e Regina Coeli

  • Edoardo Iacolucci
  • 11 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 15 lug

Ondata di calore e sovraffollamento aggravano le condizioni nei penitenziari: iniziativa dell’Ordine degli avvocati di Roma per tutelare la dignità e la salute dei detenuti

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Oltre 100 ventilatori saranno distribuiti nei prossimi giorni nei reparti maschili e femminili di Rebibbia e nel carcere di Regina Coeli, grazie a uno stanziamento di fondi da parte dell’Ordine degli avvocati di Roma. L’iniziativa, spiegano dall’Ordine, nasce da una «crescente preoccupazione per le condizioni di vita nei penitenziari durante i mesi più caldi», dove il caldo torrido, unito al sovraffollamento e alla mancanza di ventilazione, rischia di trasformarsi in un’«emergenza sanitaria e umanitaria».


Presidente dell'ordine degli avvocati, Nesta: «Il diritto alla salute vale per tutti, anche in carcere»

«Gli avvocati romani non potevano restare indifferenti - spiega Paolo Nesta, presidente del Consiglio dell’Ordine - il diritto alla dignità e alla salute appartiene a ogni essere umano, anche a chi è privato della libertà personale. Ed è in momenti di emergenza come questo, viste le condizioni disumane in cui versano molti detenuti, che noi avvocati sentiamo il dovere di intervenire con ciò che è nelle nostre possibilità».

Secondo Nesta, «con questo gesto simbolico vogliamo ribadire il nostro impegno per una giustizia che sia anche umana, rispettosa dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e dalle

convenzioni internazionali».


Un appello alle istituzioni: «Servono interventi strutturali»

La donazione dei ventilatori è solo un primo passo, ma il messaggio dell’Ordine degli avvocati è chiaro: le condizioni carcerarie devono diventare una priorità istituzionale. Nella nota si sottolinea infatti che l’iniziativa intende anche «richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulla necessità di interventi strutturali per migliorare le condizioni di detenzione», nel pieno rispetto dei diritti umani e dei principi costituzionali.


Un sistema sotto pressione

L’iniziativa si inserisce in un contesto segnato da criticità croniche del sistema penitenziario italiano: sovraffollamento, carenze igienico-sanitarie, strutture fatiscenti e scarsità di personale.


Secondo i più recenti rapporti del ministero della Giustizia, in molte carceri italiane il numero dei detenuti supera di gran lunga la capienza regolamentare, compromettendo non solo la vivibilità degli spazi, ma anche la possibilità di garantire i servizi essenziali. Il risultato è un sistema che fatica a garantire standard minimi di dignità, mettendo a dura prova anche la tenuta psicologica dei detenuti e del personale penitenziario.


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