Gaza, un dipartimento dell'università Sapienza: «Stop ai progetti di ricerca con Israele»
- Titty Santoriello Indiano
- 29 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 30 lug
Dopo il dipartimento di Fisica dell'università Sapienza, anche quello di Studi europei, americani e interculturali dell'ateneo romano prende le distante da «ogni forma di cooperazione bilaterale istituzionalizzata con l'attuale governo israeliano»
Organizzazioni umanitarie: «Oltre 500mila persone - quasi un quarto della popolazione di Gaza - stanno soffrendo condizioni simili alla carestia»

Stop alla cooperazione con con Israele ma anche alla collaborazione nei futuri progetti di ricerca. Dopo il dipartimento di Fisica dell'università Sapienza, anche quello di Studi europei, americani e interculturali dell'ateneo romano prende le distante da «ogni forma di cooperazione bilaterale istituzionalizzata con l'attuale governo israeliano» ritenuto «responsabile di gravissime violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza e nei Territori occupati».
Stop ai progetti congiunti di ricerca
Con un appello il dipartimento chiede, in particolare, al Governo italiano di sospendere l'accordo di Cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele, firmato a Bologna il 13 giugno 2000 e ratificato con nel luglio 2002. L'organo della facoltà invita anche tutte le docenti e i docenti a non partecipare ai futuri bandi «Maeci» per progetti congiunti di ricerca nell'ambito dell'accordo bilaterale tra Italia e Israele, fin quando perdura la situazione attuale di violazione dei diritti umani.
«Catastrofe umanitaria»
Pur riconoscendo che «la cooperazione scientifica sia «un ponte tra i popoli, uno spazio di dialogo, di costruzione di pace e di solidarietà umana», i rappresentanti della facoltà non possono «ignorare le gravissime violazioni del diritto internazionale in atto nella Striscia di Gaza, dove l'attuale campagna militare che il governo israeliano sta conducendo ha causato decine di migliaia di morti, tra cui un numero impressionante di bambini, donne e civili inermi, oltre a giornalisti, personale medico e operatori umanitari».
Anche perché «le città sono state rase al suolo, gli ospedali e le università colpiti senza distinzione, in un'escalation di violenza che ha assunto i tratti di una vera e propria catastrofe umanitaria», si legge nel testo approvato a maggioranza dal consiglio del dipartimento.
Rischio carestia, organizzazioni umanitarie: « Servono frutta, verdura e proteine»
Intanto a Gaza crescono le vittime - sarebbero oltre 60mila - e alcune organizzazioni internazionali denunciano un altro grave problema, quello della malnutrizione che riguarderebbe, solo in città, il 16, 5 per cento dei bambini sotto i cinque anni. «Il conflitto incessante, il collasso dei servizi essenziali e le gravi limitazioni alla fornitura e distribuzione degli aiuti umanitari hanno portato a condizioni di sicurezza alimentare catastrofiche per centinaia di migliaia di persone in tutta la Striscia di Gaza», dichiarano l’Organizzazione delle nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) e l'Unicef .
I dati mostrano che più di una persona su tre (39 per cento) trascorre giorni interi senza mangiare; oltre 500mila persone - quasi un quarto della popolazione di Gaza - stanno soffrendo condizioni simili alla carestia e 320mila bambini - l’intera popolazione sotto i cinque anni della Striscia - sono a rischio di malnutrizione acuta.
Secondo le tre organizzazioni umanitarie i neonati non hanno accesso all’acqua potabile, ai sostituti del latte materno e all’alimentazione terapeutica. «Nonostante una parziale riapertura dei valichi - spiegano Fao, Pam e Unicef - gli aiuti umanitari sono insufficienti per una popolazione di oltre due milioni di persone« per le quali «servirebbero 62mila tonnellate di aiuti salvavita ogni mese» in particolare «frutta fresca, verdura, latticini e proteine».










